Una giornata un po' scarica a lavoro, mi avanzano un paio di ore nel pomeriggio. L'ora, data la stagione, non è la migliore per luce e contrasto, ma la cosa più importante non erano le foto, ma monitorare la presenza in loco dei due Ibis eremita del progetto Waldrapp. Due delle decine di individui che ogni anno vengono scortati con due ultraleggeri dall'Austria alla laguna di Orbetello, in Toscana. Tragitto che un tempo era parte del DNA della specie, ma che a causa dell'estinzione della popolazione italiana è andato perduto.
Ora il progetto mira a ricreare una popolazione stabile che migri spontaneamente tra i due lati delle Alpi. Ma le difficoltà del viaggio sono tante, e monitorare gli spostamenti degli individui dotati di GPS è parte vitale per la sussistenza. E così su avviso di alcuni volontari ho approfittato e sono partito. Dopotutto era meno di mezz'ora di strada. E la strada è parziale protagonista, infatti le due Ibis (sono entrambe femmine, Kenai e Bonaparte, la seconda dotata di collare con codice 567, la prima ancora coi primi anelli identificativi, posti appena nata, e non sostituiti perché non ha seguito i "fratelli" nella migrazione) hanno scelto di sostare praticamente a ridosso della SPV, per fortuna in un tratto in trincea.
Facilmente individuabili da lontano, queste due "galline" nere dal lungo becco adunco si alimentano in un campo lì adiacente, dove il letame usato come concime offre numerose prede che vi si nutrono.
La presenza umana è ben tollerata da questi uccelli, grazie al loro imprinting umano, e a causa di questa confidenza sono spesso "vittime" di "sollecitazioni" troppo invadenti, con l'effetto di farlo volare più a lungo e più disordinatamente del dovuto, e spesso alcuni finiscono per collidere con fili elettrici o altri manufatti umani, come anche mezzi di trasporto. In aggiunta, qualche decesso dovuto al bracconaggio, purtroppo piaga dei territori attraverso cui devono necessariamente passare per raggiungere la costa toscana.
Importante è quindi estrema cautela, non inseguirli e non spaventarli, nemmeno per una foto. Spesso aspettare che si avvicinino (e poi che si allontanino) è sufficiente per averli vicini. Anche evitare di dare loro cibo è fondamentale perché recuperino il loro istinto selvatico.
Nella fattispecie, le due Ibis si sono involate dal pilone su chi sostavano per un forte rumore venuto dalla SPV sotto di loro, e dopo una decina di volteggi ampi sopra il vicino quartiere sono scese a mangiare. Arrivato sul posto, ho incontrato Anna, anche lei una volontaria dell'Oasi San Daniele e impegnata nel monitoraggio degli Ibis quando si avvicinano alle nostre zone.
Ci siamo spostati verso il campo, nascosti nel vigneto, e poi tra i gelsi di una siepe, dove abbiamo goduto da vicino delle due donzelle al pasto.
Ibis eremita (Geronticus eremita)
Kenai e Bonaparte (#567)
Ibis eremita (Geronticus eremita)
Kenai
Ibis eremita (Geronticus eremita)
Kenai e Bonaparte (#567), con GPS sul dorso
Bonaparte, l'Ibis eremita col codice numerico 567 che, a dispetto del nome, è una femmina, ripresa in pieno controsole nascosto tra le foglie del vigneto.
Bonaparte
Kenai
Poco prima di ripartire per casa, noto un guizzo volante avvicinarsi da destra. Mi pare subito di notare una chiazza di colori familiare. Non usuale, non si tratta di colori associati a specie comuni qui da noi. Un marrone aranciato con del bianco evidente su testa e copritrici. L'impatto iniziale è di quelli "shock", non ti aspetti certo una Casarca in piena campagna lungo l'autostrada, e infatti l'esitazione mi fa perdere la concentrazione e manco completamente lo scatto al volo. Peccato, era proprio sopra di me, un po' spostata in avanti, avrei probabilmente sbagliato altro ma qui, avevo proprio il limitatore di scatto impostato su scatto ravvicinato, per cui ho inquadrato un magnifico cielo biancastro vagamente azzurrognolo...
Salutato Anna sono tornato indietro, verso il campo concimato, e lì ho visto da lontano la macchia di colore inconfondibile. Lentamente mi sono avvicinato lungo la strada sterrata, rimanendo sull'argine, per poi scendere. Non sono andato vicino, ho lasciato che si muovesse come meglio credeva, tra i ciuffi d'erba superstiti della fresa e del letame sparso abbondante.
Due cani sciolti, di piccola taglia, si aggiravano avanti e indietro, e l'hanno fatta allontanare. L'ho seguita in parallelo, stando vicino al fosso, dove l'erba era alta. Sospetto fosse fuggita da qualche corte, non so se nella zona, altrove, di recente o tempo fa, tra il fango si intravede un anello alla zampa destra, ma non ha grossa importanza, non sarebbe certamente la prima, probabilmente tutte quelle che vediamo qui da noi hanno origini aufughe, dopotutto importiamo una quantità talmente grande di specie alloctone che qualche fuga diventa inevitabile.
Rimane la sorpresa e il piacere dell'incontro inaspettato, oltre che la bellezza di questo anatide. Lei era una bella femmina, riconoscibile in questa stagione perché priva di un collarino nero sul collo che separa nettamente testa e corpo nel maschio adulto in periodo riproduttivo.
Casarca (Tadorna ferruginea)
Casarca (Tadorna ferruginea)
Casarca (Tadorna ferruginea)
Casarca (Tadorna ferruginea)
Casarca (Tadorna ferruginea)
Casarca (Tadorna ferruginea)
Casarca (Tadorna ferruginea) in alimentazione nel fango
Casarca (Tadorna ferruginea) in alimentazione nel fango
Casarca (Tadorna ferruginea)
Casarca (Tadorna ferruginea) in alimentazione nel fango
Casarca (Tadorna ferruginea)
Ibis eremita (Geronticus eremita)
L'ibis eremita (Geronticus eremita Linnaeus, 1758) è un uccello pelecaniforme della famiglia dei Treschiornitidi. È una specie in pericolo di estinzione.
Un tempo la specie era piuttosto diffusa lungo le zone rocciose e le scogliere di Europa meridionale, Medio Oriente e Nordafrica. Il declino numerico dell'ibis eremita è cominciato secoli fa e almeno fino ai primi del '900 le sue cause sono ignote: dall'inizio del XX secolo però la popolazione di ibis ha subito un calo drastico, pari al 98% circa, dovuto alla combinazione di vari fattori, in primis la caccia di frodo, ma anche la distruzione dell'habitat per far posto ad allevamenti e piantagioni di tipo intensivo, l'utilizzo di fitofarmaci, il disturbo delle rotte migratorie e delle colonie riproduttive a causa dell'eccessiva antropizzazione.
Attualmente l'ibis eremita è scomparso dalla maggior parte dell'habitat originario e allo stato selvatico ne rimangono solo poche colonie isolate in Marocco e Siria (dove peraltro è stato riscoperto solo nel 2002), per un totale mondiale di circa 550 individui selvatici. Oltre alle colonie selvatiche sono però presenti, specialmente in Europa, colonie semiselvatiche o in cattività di questi uccelli per un totale di un migliaio di esemplari circa: a partire da queste sono in fase di studio o di attuazione vari programmi di reintroduzione dell'ibis eremita nel suo ambiente originario.
Si tratta di un ibis, e come tale appartiene alla famiglia dei Threskiornithidae ed in particolare alla sottofamiglia dei Threskiornithinae, comprendente le varie specie di ibis. Nell'ambito di questa sottofamiglia, l'ibis eremita occupa un genere a parte, Geronticus, che condivide con una sola altra specie vivente, l'ibis calvo (Geronticus calvus): le due specie si differenziano dagli altri ibis per alcune caratteristiche fisiche (la nudità della testa, fatta eccezione per la nuca che è ricoperta di penne) e biologiche (tendenza a vivere in ambienti semiaridi piuttosto che umidi ed a nidificare in zone rocciose anziché sugli alberi).
Il nome del genere, Geronticus, deriva dal greco antico γέρων (geron, col significato di "anziano nell'aspetto") e si riferisce all'aspetto arcigno ed alla testa glabra e rugosa di questi animali, che in qualche modo ricorda la testa pelata di una persona anziana: il nome della specie, eremita, deriva invece dal latino, a sua volta mutuato dal greco antico ἐρημία (eremia, col significato di "deserto" o "solitudine"), in riferimento ai luoghi aridi e rocciosi che la specie elegge a propria dimora.
Un tempo l'areale dell'ibis eremita era molto esteso: lo si trovava praticamente in tutto il Nordafrica ed il Medio Oriente, oltre che nelle aree montane e nelle scogliere dell'Europa meridionale, ma anche in Svizzera, Austria e Germania: Gessner era svizzero e si basò su un esemplare catturato nei pressi del suo paese per descrivere la specie. Numerose colonie erano situate lungo il Danubio ed il Rodano.
Attorno ai 300 anni fa, però, la specie si avviò verso un lento ed inesorabile declino che ne causò la sparizione prima dall'Europa centrale, poi dall'Europa meridionale.
In Nordafrica, la popolazione di questi uccelli è rimasta invece piuttosto stabile fino alla metà del XX secolo, quando anche qui vi è stata una diminuzione costante del numero di ibis eremita: l'ultima colonia algerina di questi uccelli è scomparsa alla fine degli anni ottanta, mentre in Marocco si è passati dalle 38 colonie nidificanti censite nel 1940 alle 15 del 1975. L'ultima colonia presente sui Monti dell'Atlante non ha più fatto ritorno dalla migrazione nel 1989.
Ora rimangono popolazioni in Marocco, Turchia (semi-cattività, gestita dal governo), e le popolazioni che si sta tentando di ricreare in Europa (Austria, Italia e prossimamente Spagna) col progetto Waldrapp.
A differenza della maggior parte degli appartenenti alla propria famiglia, che vivono in aree umide e nidificano sugli alberi, l'ibis eremita predilige le zone rocciose e le scogliere, dove nidifica, in prossimità di zone steppose o semiaride dove cercare il cibo. Nei pressi delle zone di nidificazione dev'essere sempre presente una fonte d'acqua.
L'ibis eremita è un uccello di dimensioni medio-grandi, lungo circa 70–80 cm e dall'apertura alare di 125–135 cm. Il peso, come tipico degli uccelli, è molto contenuto in rapporto alle dimensioni: un ibis eremita adulto, infatti raramente supera il chilo e mezzo di peso. I maschi tendono ad avere dimensioni leggermente maggiori a parità d'età rispetto alle femmine: essi inoltre presentano un becco leggermente più lungo.
Il piumaggio è interamente di colore nero corvino in ambedue i sessi: sul petto ed in particolare sulle ali sono presenti riflessi metallici di colore verde, violetto e bronzeo, mentre le copritrici alari presentano una caratteristica sfumatura di colore rosso-rame. Sulla cervice e sulla parte posteriore del collo le penne sono arruffate a formare una sorta di gualdrappa, mentre sulla nuca esse appaiono lanceolate e sono parzialmente erettili a formare un ciuffo. Le parti nude del corpo sono di colore carnicino-rossiccio.
Un primo piano di ibis eremita: notare la testa nuda e rugosa ed il lungo becco.La testa e la gola, nude, appaiono molto rugose: le zampe sono piuttosto lunghe ma robuste, con forti unghie leggermente uncinate ad ognuna delle quattro dita, delle quali tre sono rivolte in avanti ed uno all'indietro. Gli occhi sono grandi e posti lateralmente: essi presentano pupilla rotonda e sono di colore giallo-ocra.
Il becco è molto lungo (almeno tre volte la testa) e leggermente ricurvo, largo alla base e tendente al graduale restringimento man mano che si procede verso la punta: anch'esso è di colore rosso. Gli ibis facenti parte delle popolazioni marocchine presentano becco mediamente più lungo rispetto a quelli della popolazione turca, a parità di età e di sesso.
L'ibis eremita è un uccello gregario, che tende a passare in gruppo la maggior parte del suo tempo. Durante la notte, le colonie rimangono al sicuro lungo le rupi o le scogliere che questi animali eleggono a propria dimora: alle prime luci dell'alba, dalle colonie si staccano gruppi anche di 100 esemplari, che in formazione a "V" si muovono alla ricerca di cibo, spostandosi anche di 10–15 km rispetto ai ricoveri notturni. Per cercare il cibo, gli ibis prediligono le aree steppose, tuttavia li si può trovare anche nelle aree coltivate o cespugliose. Qui questi uccelli si muovono al suolo camminando col becco tenuto perpendicolarmente ad esso e continuamente inserito a mo' di sonda, pronto ad afferrare qualsiasi piccola preda capiti loro a tiro.
Sebbene siano solitamente animali silenziosi, nelle colonie gli ibis eremiti possono emettere dei suoni simili a grugniti o miagolii nasali, il cui significato ai fini della comunicazione intraspecifica rimane oscuro.
Analisi svolte sul contenuto fecale di alcuni esemplari della popolazione marocchina di ibis eremita hanno reso noto che la dieta di questi uccelli è molto varia e simile a quella di altre specie della stessa famiglia. Gli ibis si nutrono principalmente di piccoli rettili e insetti tenebrioni, che catturano scandagliando il terreno sabbioso col lungo becco utilizzato a mo' di sonda: all'occorrenza, gli ibis eremiti catturano e mangiano senza problemi anche piccoli mammiferi ed uccelli, lumache, ragni e scorpioni.
A volte i maschi attendono che le femmine catturino qualcosa, per poi sottrarglielo in virtù della loro maggiore stazza.
I giovani raggiungono la maturità sessuale attorno al compimento del terzo anno d'età: è tuttavia piuttosto raro che un ibis eremita cominci a riprodursi prima di aver compiuto 4-5 anni.
Origine: Wikipedia
Bonaparte (567)
Kenai
Tra i vigneti, su un irrigatore, ci si riposa
Posatoi atipici
A fuoco anche me, per favore!
E' il momento di andare a mangiare...
Da lontano, tra l'erba
Una lumaca diventa cibo gustoso per l'Ibis
A caccia di invertebrati
Kenai e Bonaparte
Casarca (Tadorna ferruginea)
è un uccello anseriforme appartenente alla famiglia degli Anatidi.
Il nome del genere, Tadorna, deriva dal latino e significa «uccello acquatico pezzato», in riferimento ai differenti colori ben divisi e netti presenti nelle livree di molte specie appartenenti a questo genere, anche se non è il caso della casarca, che presenta un colore predominante. Il nome della specie, ferruginea, deriva dal latino e si riferisce alla colorazione della livrea di questa anatra, che è quasi per intero arancio-ruggine.
Grazie alla peculiare colorazione, la casarca è inconfondibile rispetto ad altre specie, ma a distanza può essere confusa con l'oca egiziana. È un anatide con aspetto da «oca», con becco relativamente piccolo e colorazione generale della livrea aranciata e rugginosa. Ha dimensioni simili a quelle della volpoca, ma con collo e zampe leggermente più lunghe, ali più lunghe (e piuttosto strette) e becco più piccolo. I sessi, pur simili, sono distinguibili anche per i differenti vocalizzi tra maschio e femmina; il maschio emette versi più ottusi e soffiati, contrariamente alla femmina che emette vocalizzi più acuti e starnazzanti. I vocalizzi sembrano dei rumori di clacson, sono caratteristici, nasali e ricordano quelli dell'oca selvatica. Da lontano assomigliano al ragliare dell'asino.
Quest'anatra ha una lunghezza totale di circa 58-70 cm, un'apertura alare di circa 115-145 cm e un peso che oscilla tra i 920 e i quasi 2000 g. Il corpo, come detto, è color castano-arancio; la testa è più sfumata di chiaro (color cannella-miele).
Il maschio presenta un solitamente sottile (di ampiezza variabile) collarino nero che gira attorno a metà del collo. Le remiganti primarie, le remiganti secondarie - distalmente e nella parte ventrale -, la coda e il groppone (anche leggermente di lato) sono neri. Il basso ventre e il sottocoda è rosso mattone più scuro. Le penne dorsali della zona antecedente il sopracoda nero (che presenta riflessi verdi scuri) sono finemente vermiculate di rosso chiaro e bruno-nerastro. Le penne secondarie, dorsalmente, sono bruno-nere-violacee e vanno a costituire uno specchio alare verde, ampio quando l'uccello è in volo. Le penne copritrici dorsali alari sono bianche soffuse di giallo-fulvetto pallidissimo.
Vola con battiti d'ala decisi, ma lenti e ampi, che la fanno riconoscere anche in volo. Spesso vola ad altezze considerevoli. Effettua una muta post-riproduttiva graduale e completa e per 4 settimane, che cadono tra la metà di luglio e settembre, non è in grado di volare. Il piumaggio nuziale è completo a marzo-aprile.
Ha un'alimentazione varia e adattabile (onnivora): si nutre di molluschi, crostacei, pesciolini, vermi acquatici, anfibi e insetti, ma non disdegna neppure alghe, piante acquatiche, germogli, sementi, cereali e colture agricole, bacche e altro.
Specie monotipica a distribuzione centroasiatico-nordafricana, è presente in Africa nord-occidentale, Europa sud-orientale, Asia minore e Asia centro-meridionale. È migratrice in alcune zone (soprattutto nell'areale asiatico), erratica in altre, qualche volta stanziale, sporadica in Italia. Sverna in Nordafrica, Asia Minore, Medio Oriente e, in scarso numero, in Europa (soprattutto in Grecia e Spagna). Molti avvistamenti europei sono riferiti ad animali fuggiti dalla cattività, essendo la specie comunemente detenuta e riprodotta da allevatori amatoriali.
La specie si osserva frequentare sia zone umide costiere come lagune, foci di fiumi, zone deltizie e saline, che ambienti acquatici interni come bacini lacustri di varie dimensioni, risaie, paludi e stagni. Ha abitudini gregarie e si adatta a molti ambienti differenti. Frequenta anche l'entroterra, occupando campagne, steppe, altipiani e regioni montuose (raggiungendo i 5000 metri d'altitudine sull'Himalaya). Nelle zone interne dipende meno da corpi idrici di grandi dimensioni, accontentandosi di piccoli corsi d'acqua.
Origine: Wikipedia
Spiumatina serale...
La Casarca si alimenta tra il fango, nelle stesse pozze dove prima i due Ibis eremita hanno fatto altrettanto.
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